Eugenio Lopez Reus, Ernesto Nathan Rogers y la arquitectura de la Continuità, Ediciones Universidad de Navarra, Pamplona 2002
Autore: Michele Costanzo
L'attività progettuale di Ernesto Nathan Rogers è quasi inestricabilmente legata con quella dei suoi 'storici' compagni (Gian Luigi Banfi, morto tragicamente a Mathausen, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti), racchiusa in quella ideala e reale "unità" del gruppo BBPR che rappresenterà, per tutto l'arco della loro vita professionale, un punto di riferimento fondamentale (etico, sentimentale, identitario, operativo). La personalità di Rogers assumerà un suo più distinto carattere attraverso l'attività di saggista che iniziata nei primi anni Trenta (dopo la laurea), acquistando concretezza e incisività con il periodo di «Casabella Continuità»; a cui faranno seguito altri importanti impegni quali: l'insegnamento universitario (con frequenti rapporti con università straniere), la partecipazione a conferenze e convegni internazionali o la rappresentanza nazionale ai Ciam. Nel dopoguerra, a partire dagli anni Cinquanta, egli sempre più conquisterà un peso determinante nell'ambito della cultura italiana, riuscendo altresì a porsi come uno dei suoi rappresentanti più lucidi e propositivamente interessanti in campo internazionale. Il saggio di Eugenia López Reus, Ernesto Nathan Rogers y la arquitectura de la Continuità, non fa che avvalorare le ragioni, profondamente radicate nel contesto europeo, di tale attenzione rimasta ancora viva e, come nella tesi dell'autrice, in grado di promuovere nuovi indirizzi e stimoli alla ricerca architettonica del presente. «Nessun altro architetto meglio di Ernesto Rogers esemplifica le ambiguità, i conflitti e la complessità della seconda guerra mondiale», afferma Alexander Tzonis, nell'introduzione al libro, «Rogers occupa questa significativa posizione grazie alle sue opere realizzate, saggi, articoli e l'attività critica in campo culturale e professionale» . Il libro di López Reus si struttura su tutti gli scritti di Rogers partendo principalmente da Esperienza dell'architettura, Editoriali di architettura e Gli elementi del fenomeno architettonico, nonché altri testi meno noti; non trascurando l'eco del trascorso dibattito e il contributo, più recente, di critici italiani e stranieri. Come mette in evidenza il titolo del volume, la continuità è il tema su cui si sviluppa l'analisi, interpretativa e propositiva dell'autrice in relazione alla complessa azione critica-progettuale di Rogers. Tale indagine è sviluppata per temi, in maniera chiara e approfondita dal punto di vista analitico/espositivo: la continuità, il ruolo della storia, l'importanza della tradizione. La "continuità", che per Rogers è un termine che designa la problematicità del rapporto tra passato e presente, tra istanze del Movimento Moderno e architettura del dopoguerra, per López Reus sembra volersi dilatare, come apparirà nell'ultimo capitolo, in un concetto più ampio che abbraccia anche il presente: come continuità di un pensiero su cui è necessario ancora riflettere in quanto in grado arricchire la contemporaneità di nuovi valori. Segue, poi, nei capitoli successivi, la questione della responsabilità etica del progettista (che Rogers avrà modo di sviluppare in numerosi articoli ed interventi a convegni) tesa, sempre più, ad identificarsi con un preciso fondamento politico in senso democratico e antidogmatico. La polemica sul significato di "modernità" è direttamente legata a tale aspetto in quanto espressione di partecipazione collettiva e tensione comunicativa, che rivendica implicitamente il significato di "storia" e "tradizione". Due nozioni che il Movimento Moderno aveva volontariamente trascurato. La riproposizione e diffusione di tale concezione, attraverso l'International Style, per Rogers non è che la manifestazione di una stereotipa immobilità e un tradimento delle vere matrici di tale esperienza. L'ultimo capitolo riguarda l'importanza dell'affermazione della memoria storica anche per l'architettura del nostro tempo. Come accennato in precedenza, la riformulazione in senso dilatato fino al presente dell'idea rogersiana di continuità porta all'attualità del suo pensiero. «La memoria è un elemento necessario del fare artistico», scrive Rogers, «però non è sufficiente in sé per perpetuare la irriducibile originalità del fenomeno artistico. L'invenzione deve provocare i nuovi fenomeni che l'azione personale definisce [...]. Colui che crede che la cultura, basata sulla conoscenza dei dati, sia sufficiente per garantire la creazione, si inganna tanto come quello che pensa di poter prescindere da essa: la difficoltà sta nel costruire un giusto equilibrio dinamico tra queste tendenze antinomiche, in modo che il risultato (la sintesi) sia sempre l'affermazione di un presente aperto alle indicazioni future e non semplicemente una critica o, peggio, una conferma del passato» .