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Toscana. Arte verso il contemporaneo |
Rivista |
Metamorfosi N° 40/41 |
di |
giugno, 2000 |
Autore: Michele Costanzo Maria De Propris |
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Nella recente Biennale di Venezia, all'interno degli spazi dell'Arsenale, proprio all'inizio del percorso di visita, il canadese Max Dean pone un robot intento a distruggere, tramite la macchina che sminuzza in sottili strisce i documenti, una enorme quantità di foto. E' una reazione al fiume incontenibile di immagini che inondano la nostra esistenza quotidiana e, contemporaneamente, un drammatico monito che l'artista lancia attraverso l'apparente inarrestabilità del processo che mette in essere. Questa forma di protesta che, curiosamente, l'autore esprimere attraverso l'azione dell'androide meccanico, fa tornare alla mente la famosa frase che, in Notre Dame de Paris, Victor Hugo fa dire all'arciduca Frollo: "Ceci tuera Cela", ossia la stampa ucciderà l'architettura; in questo caso la fotografia, che un tempo sembrava potesse uccidere l'arte, a sua volta viene distrutta da una installazione, ossia da un struttura estetica che rappresenta la messa in atto della sua esecuzione. Non si tratta, però, solo di una azione contestativa, di una critica rivolta alla società contemporanea ma, anche, di una riflessione sulle conseguenze che tali eccessi possono provocare sul riguardante, il fruitore dell'opera d'arte. L'indicazione che possiamo trarre dall'intervento dell'artista è che la sovrabbondanza di immagini all'interno dei musei, non fa che generare nel visitatore un progressivo distacco nei confronti dell'opera, che porta ad una forma di passività, ad un atteggiamento 'distratto' nei confronti del messaggio estetico in essa racchiuso. Di qui il bisogno, avvertito da molti curatori, di reinventare gli spazi e le forme dell'esposizione. Tale questione, messa in luce in largo anticipo da Harold Szeemann con la mostra del 1969 "When Attitudes Became Form: Live in your head" , risulta uno dei temi centrali per un ampio filone della ricerca artistica. Fin dagli anni Sessanta, infatti, essa è uscita fuori da studi e gallerie per cercare spazi più liberi e più sollecitanti, con il fine di costruire, attraverso l'ineffabile incontro tra artista, opera d'arte e luogo dell'intervento (sia esso naturale o artificiale, storico o contemporaneo), un'avventura, frutto di un succedersi di 'profanazioni', in cui sia sempre presente la dimensione dell'intimità, al fine di trasmettere delle emozioni in che guarda.
Il progetto "Arte in Toscana verso il Contemporaneo" , sembra seguire gli intendimenti sopra delineati. Il suo programma prende forma in più iniziative, il cui intento non è solo quello di mettere in contatto l'arte contemporanea con spazi non istituzionali, ma anche individuare luoghi ispiratori, custodi di atmosfere segrete. Un ulteriore finalità della manifestazione è quello di offrire un terreno fertile per la maturazione di nuove esperienze che nascono dal confronto con il passato e con la realtà artigianale-produttiva locale di alto valore qualitativo. Le esposizioni nei diversi comuni della Toscana, sono legate tra loro da un filo comune che le attraversa, rappresentato dalla volontà di indagare il rapporto tra arte e paesaggio (sia naturale che artificiale). Tra le manifestazioni più interessanti sono da segnalare quelle di: "Arte all'Arte" che si volge tra i comuni attorno a San Gimignano, "Tuscia Electa" , all'interno del territorio del Chianti e "Paesaggi Invisibili" , all'interno del Palazzo delle Papesse di Siena. Il tema sviluppato dalla mostra "Arte all'Arte", è quello della Relazione. Gli artisti invitati sono sei, tre personalità affermate negli anni Sessanta (Joseph Kosuth, Giulio Paolini e Daniel Buren) e tre giovani artisti concettuali (Tobias Rehberger, Olafur Eliasson e Atelier van Lieshout). A rappresentare la complessità del tema proposto dalla mostra, ci sembrano particolarmente significativi e ricchi di sottili rimandi gli interventi di Joseph Kosuth a San Gimignano e Tobias Rehberger a Colle Val d'Elsa. L'artista americano interviene ponendo all'interno della loggia del Podestà una fascia in pietra serena in cui è incisa una frase di Walter Benjamin tratta da Immagini di città, in cui l'autore riflette sulla curiosa abitudine, degli abitanti di San Gimignano, di usare il luogo del potere cittadino come spazio per l'incontro quotidiano, occupandolo con le sedie portate da casa. Attraverso la sua proposta, Kosuth vuole, altresì, rappresentare la continuità di un flusso: il pensiero di un teorico dell'inizio del secolo che viene a connettersi con quello di un artista visivo contemporaneo. [F.1] L'artista tedesco prende lo spunto dalla produzione del cristallo, caratteristica del piccolo centro; in questo modo, in un camminamento coperto dell'XI secolo, installa 200 lampade di cristallo da lui disegnate e soffiate dagli artigiani locali. Ma, un più sottile intento di Rehberger è quello di stabilire un collegamento tra il centro toscano e Montevideo (che si trova agli antipodi) attraveso un'inversione di ritmo tra giorno e notte; per cui, quando è notte a Montevideo, e giorno a Colle Val d'Elsa, le lampade saranno accese. L'opera suggerisce di leggere il processo di globalizzazione non come un annullamento dei caratteri locali, ma una loro esaltazione. [F.2]
Appendice della manifestazione "Arte all'Arte" è la mostra di Panamarenko a Vinci, una 'visita' che l'artista belga fa alla casa di Leonardo. E' un curioso confronto tra due artisti-inventori sul tema delle macchine, ma nel caso di Panamarenko si tratta di macchine capaci di volare solo in un mondo fantastico o tra le pagine di un romanzo, come L'ospite celeste di Nico Orengo. Sono opere che cercano di forzare i limiti delle leggi della natura, per porre l'invenzione sul piano dell'espressione poetica. «I miei progetti non sono esattamente l'idea, né esattamente il sogno», egli afferma, «non è questione di fare un aereo, ma di fare esattamente ciò che sarebbe ideale. E' una cosa piacevole anche se non ci si vola». [F.3]
Il tema sviluppato da Tuscia Electa ha per titolo Verso l'immateriale. L'aspetto originale della manifestazione risiede nel modo in cui viene sviluppata l'idea di ambiente e nell'associare agli interventi degli artisti, una serie di altre manifestazioni a carattere effimero e immateriale, quali: concerti, perfomans, azioni teatrali, serate di poesia. Le personalità artistiche invitate sono tutte di grande spicco: Arnaldo Pomodoro, Eliseo Mattiacci, Hidetoshi Nagasawa, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Cristian Boltanski, Cuoghi & Corsello, Max Neuhaus, Nicola Carrino, Antoni Abad, Tung-Lu Hung, Bill Viola, Virgilio Sieni, Grazia Toderi, Bruno Benuzzi, Emanuel Dimas de Melo. Le opere, distribuite in ambienti storici, ex strutture industriali, o in spazi naturali, disegnano un suggestivo percorso, quasi una caccia al tesoro, all'interno di uno dei territori più noti e più amati della Toscana. Tra gli interventi più stimolanti ricordiamo quelli di: Nicola Carrino che, a Tavernelle Val di Pesa, presso la Pieve di San Pietro in Bossolo, propone la successione di tre figure geometriche in acciaio che contrappongono al dolce paesaggio chiantigiano, la concretezza materica unita ad un sottile equilibrio delle forme; Hidegoshi Nagasawa che, dinanzi l'ingresso della pieve di S. Appiano, a Barberino Val d'Elsa, esplora il senso di un equilibrio sospeso ponendo, tra le colonne dell'antico battistero, un fascio di putrelle sovrastate da un prisma metallico a base esagonale: il suo "Pozzo nel cielo"; Eliseo Mattiacci, che a Castellina in Chianti dinanzi ai quattro ingressi di una tomba etrusca colloca altrettanti binari sormontati da sfere, materializzando la visione, cara agli etruschi, delle linee di forza della terra. [FF.4, 5, 6]
Proseguendo, sempre, sul tema della riscoperta dei luoghi fuori dal banale, ancora una mostra, questa volta all'interno del Palazzo delle Papesse di Siena: "Paesaggi Invisibili ". Si tratta di un insieme di interventi realizzati da giovani artisti italiani: Bianco- Valente, Botto & Bruno, Maggie Cardelus, Monica Carocci, Annalisa Cattani, Luisa Lambri, Deborah Ligorio, Marzia Migliora, Nicola Pellegrini, Marco Samoré che, come "turisti non per caso", si sforzano di trovare nuove immagini della città, evitando gli stereotipi consacrati dal consumo turistico di massa; l'operazione degli gli artisti è stata quella di attivare una sorta di disinganno, applicando il concetto di derivée, del situazionista Guy Debord, di passeggiata libera e labirintica, con l'intento di costruire una città parallela a quella reale, specchio dei nostri stati d'animo. La scelta delle tecniche, è stata quella della fotografia e dei video, tipica del reportage turistico, attraverso cui hanno tentato di restituire il senso di un'immagine fuori dal deja vu, piena di sorprese, senza le quali l'interesse per il luogo declina. Così, nel loro vagabondare, attraverso il prelievo e la rielaborazione di frammenti della città museo, è stata ricostruita all'interno del museo, la città. Tra le proposte più significative ricordiamo gli interventi di: Botto & Bruno, che avvolgono le pareti di una sala con un collage di fotocopie riproducenti immagini della periferia (edifici industriali dismessi, scuole, asili, unità sanitarie abbandonate). Le visioni vengono rotte, scomposte in tante schegge e rimontate con la contraddittoria volontà di esprime una realtà e, nel contempo, la consapevolezza dell'impossibilità di poterla rappresentare. Il risultato è un'immagine virtuale di edifici avvolti in atmosfere minacciose che disegnano spazi lividi, in cui ristagnano pozzanghere che a loro volta riflettono altri cieli, altre nature, altre periferie, dove si intravedono sagome di persone e la stessa coppia di artisti ora con il volto nascosto, ora presi di spalle, che trascinano i fardelli della loro memoria in ambigue scatole di cartone. Marzia Migliora, infine, considera il museo come luogo emblematico, paradigmatico del pensiero occidentale contemporaneo; esso costituisce lo spazio in cui si muove la sua ricerca . Attraverso la fotografia (spesso volutamente fuori fuoco), vengono visitati i numerosi musei senesi estrapolando da essi immagini minimali, tasselli, ognuno dei quali, di per sé tende a rappresentare la totalità della città, il suo animus. La folla delle immagini questa volta non vuole respingere l'osservatore, non vuole allontanarlo ma, al contrario, riallacciare i legami tra sguardo partecipe e realtà.
Riassunto: Il progetto "Arte in Toscana verso il Contemporaneo", intende mettere in contatto l'arte contemporanea con spazi non istituzionali individuando, altresì, dei luoghi ispiratori, custodi di atmosfere segrete. Un ulteriore finalità della manifestazione è quello di offrire un terreno fertile per la maturazione di nuove esperienze che nascono dal confronto con il passato e con la realtà artigianale-produttiva locale di alto valore qualitativo. Le esposizioni nei diversi comuni della Toscana, sono legate tra loro da un filo comune che le attraversa, rappresentato dalla volontà di indagare il rapporto tra arte e paesaggio (sia naturale che artificiale). Tra le manifestazioni più interessanti sono da segnalare quelle di: "Arte all'Arte" che si volge tra i comuni attorno a San Gimignano, "Tuscia Electa" all'interno del territorio del Chianti e "Paesaggi Invisibili", all'interno del Palazzo delle Papesse di Siena.
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