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EMBT: University Campus a Vigo e Scottish Parliament a Edimburgo |
Rivista |
Metamorfosi N° 68/69 |
di |
settembre/dicembre, 2008 |
Autore: Michele Costanzo |
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Il nucleo concettuale da cui prende le mosse il percorso immaginativo/realizzativo di Enric Miralles e Benedetta Tagliabue (EMBT) sta nella stretta relazione che essi pongono tra progetto e luogo e che si traduce in un sottile, insinuante atto di "appropriazione" da parte dell'immagine architettonica nei confronti del sito, della sua realtà fisica, della luce, del colore, delle stesse presenze materiali variamente dislocate al suo interno. E tale approccio, tutto giocato in un sottile rapporto tra impulso creativo e riflessione razionale, raggiunge il suo esito conclusivo attraverso un complesso processo di elaborazione formale volto a liberare l'energia nascosta nelle pieghe della topografia del contesto destinato all'intervento costruttivo. Questa impostazione, che fin dal suo esordio professionale negli anni Ottanta per Miralles è stato un tratto caratteristico della sua ricerca, esplicitamente intende porre in primo piano la realtà concreta dell'ambiente naturale rispetto ad altre fondamentali questioni, pure appartenenti al fare progettuale, ma più difficilmente configurabili in senso fisico, al fine di rendere l'organismo architettonico ricco di contenuti formali ed espressivi. Quasi in sintonia con la crescita dello studio EMBT e l'estensione dei lavori in città e paesi sempre più lontani da Barcellona, tale libera manifestazione creativa, nel corso degli anni, tenderà a rientrare nell'ambito di un più attento controllo intellettuale. E questo si manifesta nella metodologia scelta per lo svolgimento del progetto, contraddistinta da un concitato sovrapporsi di elaborati diversi (schizzi, disegni, collages fotografici, modelli, e quant'altro) e di brevi pensieri scritti (che accompagnano ogni fase di lavoro), testimoni dell'immediato approccio immaginativo e di quello successivo, del tutto riflessivo, di trasformazione, di adattamento nel concreto dell'idea iniziale prima di giungere alla soluzione ritenuta definitiva. In questa prospettiva, per EMBT, il progetto si presenta come un itinerario d'indagine, e di attenta ricerca di valori da incorporare al suo interno, ed anche del più invitante, seducente modo di modo di porre l'immagine architettonica nei riguardi di chi entra in relazione con essa. Tutto questo indirizza EMBT a sviluppare una doppia visione del progetto: l'una, dilatata, ad ampio raggio, indirizzata all'elaborazione del rapporto con il luogo; l'atra, ravvicinata e impostata sul rapporto con la fisicità, con la materialità dell'oggetto. Così se, da un lato, l'intento è quello di rendere l'opera profondamente radicata al sito (naturale/artificiale), dall'altro, è quello di proporre la medesima come un'entità astratta, isolata, autonoma, distaccata da qualunque definito ambito spaziale, per la forza espressiva che essa sprigiona e, conseguentemente, per l'attenzione che richiama su se stessa. Si tratta di una modalità comunicativa che fa uso sistematico della figura retorica dell'antitesi, ossia del dialettico confronto di due affermazioni in sé contrapposte. L'essenza del progetto, in questo modo, perde la sua univocità, e si apre ad una molteplicità di visioni e interpretazioni. Ma è un'ambiguità del tutto apparente, perchè proprio in questa interna "contraddizione" risiede il fascino sottile di questa architettura, nonché l'impulso a considerarla soggetto di sistematiche interrogazioni. Questa visione del fare progettuale, a un tempo sentimentale/intuitiva e teorica/concettuale, porterà EMBT ad attraversare l'intricato bosco dell'architettura contemporanea seguendo una strada isolata, solitaria, anche se non estranea alla tradizione catalana a cavallo del XIX e XX secolo, soprattutto in riferimento alla comune attenzione al rapporto tra struttura edilizia e paesaggio naturale/artificiale, nonché alla figura architettonica e alla sua definizione mediante il concorso di molteplici materiali ed elaborate tecniche al fine di renderla un soggetto in sé attrattivo, aperto ad una continua scoperta. Rispetto a tale articolata maniera di sviluppare il tema architettonico da parte di EMBT, i progetti dell'University Campus a Vigo (1999-2003) e dello Scottish Parliament a Edimburgo (1998-2004) rappresentano due esempi emblematici: la manifestazione di un approccio immaginativo che traendo la propria essenza dal contatto che stabilisce con i molteplici aspetti della realtà, rendono il progetto come una sorta di specchio dalle molte facce su cui essa trova modo di riflettersi.
Il campus universitario di Vigo sorge sul monte Marcosende e si sviluppa lungo il suo versante meridionale dove nel fondo della valle scorre il fiume Lagares. Nel sito si trovano alcuni edifici isolati preesistenti. L'intervento progettuale consiste nella riorganizzazione dell'area e nella progettazione di nuove strutture didattiche e di servizio: un edificio con aule (denominato aulario), degli spazi commerciali, un ristorante, e un edificio polisportivo. Si tratta di un insieme di volumi e spazi aperti che creano un ambiente accogliente per lavoro, studio, e tempo libero. Tale nuovo paesaggio si compone, altresì, di colline artificiali, aree fittamente ripiantumate con essenze locali, laghetti artificiali, e percorsi terrazzati lungo i quali si succedono gli edifici di nuova costruzione e quelli esistenti. «A una scala più ravvicinata», afferma Miralles, «le nuove costruzioni tendono a definire la natura comunitaria della vita universitaria». L'ingresso al campus è situato nell'estremità orientale dell'area, dove sono le installazioni sportive vicino alle quali si trova la Facoltà di Biologia e Chimica. La strada, dopo un primo tratto, si biforca prendendo due direzioni che si sviluppano su due differenti quote. Quella a livello inferiore conduce alla Facoltà di Economia e alla biblioteca; la superiore porta al parcheggio e poi ai due edifici di cui si compone il centro commerciale collegati da una piazza da cui si raggiunge anche il corpo del cinema-teatro situato a un livello superiore. Di fronte all'area commerciale si trova l'aulario, sollevato da terra da una foresta di pilastri di varia forma per consentire al centro commerciale un'ampia vista panoramica. L'aulario termina ad est con la palestra e il campo di squash e ad ovest con i due edifici del rettorato. «In questo progetto», scrive Miralles, «è difficile separare lo spazio pubblico dalla costruzione... una piazza e un edificio sono la stessa cosa».
Il Parlamento scozzese si trova nel centro storico di Edimburgo e sorge in un terreno posto alla fine di Cannongate. Il progetto consiste in una sommatoria di costruzioni in sé distinte e differentemente definite dal punto di vista formale. Tra queste si trova anche una costruzione preesistente, la Queensberry House, che è stata restaurata e destinata al personale del parlamento. Le nuove volumetrie progettate da EMBT sono: la Main Chamber, le torri degli uffici e delle sale di riunione, gli studi privati dei ministri, il foyer, il bar, il parco con un terrazzamento a forma di anfiteatro. Ognuna di queste costruzioni si segnala per una differente identità formale e un diverso l'impiego di materiali, accostati tra loro in maniera libera e creativa al fine di ottenere un insieme figurativo dalla marcata valenza espressiva/simbolica e dalla marcata identità formale che stimolano nel pubblico una gamma distinte di reazioni, quali: riconoscimento, adesione, attrazione, curiosità, sorpresa. Quello che costituisce la matrice concettuale del progetto, è la sua relazione con la terra, intesa come elemento costitutivo della struttura architettonica e metafora dello spirito nazionalista scozzese, anche se nell'intento di EMBT tale aspetto non assume una connotazione di tipo politico, ma rammemorativo; il manufatto architettonico in questo senso, punta ad incorporare in sé, e a stimolare, il ricordo di coloro che abitano nel luogo. «Il materiale costruttivo dovrà essere la terra stessa», scrive Miralles, «vorrei che le qualità che gli scozzesi attribuiscono all'acqua e all'erba costituissero il Parlamento [...]. Il nuovo Parlamento scozzese dovrà essere incassato nella profondità della terra. L'edificio stesso, fatto di terra [...], dovrà nascere da un'espressione chiara e vigorosa, in un certo modo, indipendente dalla specificità del sito».
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