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Dutch touch. Sulla seconda modernità in Olanda. |
Autore |
Michele Costanzo, Hans Ibelings |
Editore |
Edizioni Kappa, Roma, 2005 |
Pagine |
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Le sorprendenti, provocatorie, ardite immagini della nuova architettura olandese, realizzate da una giovane generazione di progettisti a partire dagli anni Novanta, non rappresentano solo il segno immediatamente percepibile di un diverso orientamento avvenuto in Olanda nel campo del gusto, ma anche il riflesso di una profonda trasformazione che si è andata contemporaneamente, verificando nell'assetto sociale, politico, economico del Paese Il filo che lega l'azione di personalità profondamente tra loro diverse, quali: Wiel Arets, Ben van Berkel (UN Studio), MVRDV, Erick van Egeraat, Mecanoo, Willem Jan Neutelings, NOX, Kas Oosterhuis, Claus en Kaan, Koen van Velsen, Adriaan Geuze (West 8), per citare i più noti, non risiede tanto nella costruzione di un impianto teorico comune, quanto nell'essenza vitalistica, ludica che le diverse opere lasciano trasparire, unita ad un approccio nei confronti della realtà di tipo pragmatico e sperimentale, oltre che ad un 'distacco critico' nei rispetti dei tradizionali punti di riferimento culturali che, fino ad allora, avevano guidato le comuni scelte progettuali. Abbandonato l'uso delle citazioni storiche e la maniacale ricerca della definizione della forma in sé, tipica della generazione precedente, essi hanno elaborato una strategia di percorso ideativo principalmente rivolta alla determinazione del programma, assunto come suo punto di riferimento costante. Il progetto non punta più a perseguire caratterizzazioni tipologiche, o morfologiche come riflesso di un'ipotesi costruttiva di tipo normativo e corale a un tempo, ma a comporre una stratificazione di mansioni, costituita da obblighi, regolamenti e analisi (di vario genere, comprese quelle relative alle esigenze dagli stessi utenti). In questo modo, si è venuta a configurare una sorta di iconografia del costruito dai caratteri formalmente spregiudicati. Tali innovative modalità ideative, unite ad una virtuosistica manipolazione dell'oggetto, intesa come manifestazione di una ricerca simbolica dell'espressione, porteranno ad una messa in crisi della nozione di contesto che negli anni Settanta e Ottanta, nell'architettura europea e in quella americana aveva esercitato un ruolo dominante. La prorompente novità linguistico-espressiva di questi progetti, il loro "antidogmatismo", la problematicità e l'audacia (se non l'azzardo) di certe soluzioni strutturali, hanno saputo conquistare, fin dal loro esordio sulla scena urbana, le pagine delle più importanti riviste internazionali.Essa porterà ad identificare il composito insieme di tale esperienza denominata "Seconda modernità", su cui il libro (a cura di Michele Costanzo e Hans Ibelings) cerca di riflettere a più voci. Gli scritti qui raccolti sono di: Hans Ibelings, Ton Verstegen, Marieke van Rooij, Antonino Terranova, Michele Costanzo, Luigi Prestinenza Puglisi, Gabriele de Giorgi, Paolo Melis. |
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