Luigi Prestinenza Puglisi, Forme e ombre, Testo & Immagine, Torino 2003
Rivista
l'Arca N° 192
di
maggio , 2004
Autore: Michele Costanzo
Dopo i due fortunati saggi This is tomorrow, e Silenziose avanguardie -in cui, nel primo, Luigi Prestinenza Puglisi affronta le vicende dell'architettura contemporanea nel periodo che va dalla metà degli anni Cinquanta alla metà dei Settanta e, nel secondo, ne prosegue lo sviluppo fino al 2001- con il recente Forme e ombre, prende in esame l'arco temporale compreso tra il 1905 e il 1933. In questo modo, compiendo un passo a ritroso nello studio della contemporaneità, come avviene nella grande epopea di George Lucas "Guerre stellari" in cui, dopo aver raccontato nei primi films gli eventi più recenti, il regista sente il bisogno di riandare all'antefatto. Il paragone è forse azzardato, ma è certamente un dato caratteristico di questo libro (come dei precedenti), quello di trattare il tema preso in esame in una forma narrativa seducente, come un appassionante racconto. Badando, da un lato, alla costruzione del fitto tessuto degli accadimenti e, dall'altro, lasciando emergere, dalla pur veloce descrizione, i tratti fisionomici essenziali dei diversi personaggi che in esso hanno lasciato la loro traccia. L'intento che sorregge tale impianto narrativo è quello di proporre un diverso punto di osservazione dei fatti che hanno contrassegnato l'architettura del Novecento, e che ha come diretto referente la serie d'invenzioni e scoperte scientifiche che cominciano a susseguirsi fin dagli inizi del secolo, a partire dalla teoria della relatività elaborata da Albert Einsein. Non a caso, la trattazione di Prestinenza Puglisi prende, assai significativamente, l'avvio proprio con il nome del fisico tedesco. L'incipit del libro registra, dunque, un succedersi concitato di riferimenti a fatti e personaggi del mondo della scienza che contribuiranno a conferire al "secolo breve" (di hobsbawmiana memoria) la sua fondamentale impronta, nonché a delineare un quadro inquietante e drammatico della nuova realtà: corrispondente al crollo di quell'universo di certezze faticosamente elaborato nei secoli precedenti. I movimenti d'avanguardia, nel campo dell'arte e dell'architettura, che numerosi si svilupperanno nel corso dei decenni, non faranno altro che elaborare la lenta presa di coscienza della radicale trasformazione del mondo. Un cambio di percezione della realtà e della sua rappresentazione che, materialmente, si concretizza con l'abbandono del rigido punto di osservazione della prospettiva rinascimentale, per acquisirne molteplici, di tipo dinamico, idealmente rappresentativi della somma di tutti i possibili. «[...] poche teorie come la relatività», scrive Prestinenza Puglisi, «[...] hanno formato lo spirito di un'epoca, fornendo innumerevoli, contrastanti e anche geniali, e a volte avventate ipotesi operative. Trasformando la pluralità dello sguardo in un'ipotesi di ricerca d'avanguardia che ha guidato tutto il Novecento. Oggi che la moltiplicazione dei punti di vista, dal cinema alla televisione ai nuovi media, Ë diventata un fatto scontato, che viviamo senza problemi lavorando al computer su cinque finestre diverse relative allo stesso oggetto o guardando contemporaneamente in tv tre o quattro scenari di una partita di calcio, di una gara automobilistica o di un evento politico non possiamo che tentarne di ricostruire la genesi» . Sulla base di questa chiave di lettura che ha come struttura di fondo la drammatica, lenta presa di coscienza, da parte degli architetti e (in più in generale) degli artisti, di vivere all'interno di una realtà che sfugge al loro dominio intellettuale, Prestinenza Puglisi non rincorre l'ipotesi di un disegno unificante, di ricomposizione della complessità degli eventi in un quadro tendenzialmente unitario, su cui insistentemente hanno operato nello scorso secolo gli storici dell'architettura e gli stessi progettisti (pensiamo alla 'illusione' del Movimento Moderno o alla 'invenzione' dell'International Style), ma punta, piuttosto, ad inseguire il tema dell'espressione in tutti i suoi sviluppi possibili come condizione stabile di un soggettivismo generalizzato, come manifestazione della 'disunità' concettuale che avvolge il mondo contemporaneo e, quindi, della pervasiva solitudine delle individualità che lo popolano. Il moderno, a questo punto, perduta la sua radice illuminista è solo in grado di mettere in evidenza la frantumata condizione di ogni manifestazione dell'intelletto e della sensibilità di ciascun soggetto: riflesso speculare di una realtà incontenibile, che porterà in tempi successivi (peraltro, trattati dall'autore nei suoi primi saggi) a locuzioni che sono il portato di un processo di sommatoria di brani desunti dal reale, di disgiunzione di sue parti, di loro reciproca sistematica interferenza, di stratificazione di elementi interpretativi molteplici e difformi.